Il termine Laser è acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, ossia amplificazione di luce attraverso l'emissione stimolata di radiazione. Il concetto trova le sue origini negli studi sulla luce stimolata di Einstein che nel 1917 mise in relazione questa con la scoperta che gli elettroni più esterni di un atomo, stimolati da una sorgente di energia esterna, erano in grado di cambiare orbitale e dismettere l’energia acquisita ritornando l’orbitale di partenza sotto forma di fotoni.
Negli anni successivi venne così costruito un apparecchio a mezzo liquido ad opera di un fisico americano, Peter Soporokin, in grado di trasformare questa energia in forma di energia elettromagnetica; nasce così il primo apparecchio LASER.
La radiazione che si genera dell’energia dell’onda elettromagnetica può appartenere a diverse parti dello spettro visibile, dall’ultravioletto all’infrarosso, può avere differente lunghezza d’onda e di frequenza diverso colore diversa brillanza ossia differente Potenza emessa per unità di superficie. Il tipo di materiale che costituisce il mezzo attivo determina la lunghezza d’onda del laser e quindi la tipologia dell’apparecchio stesso: laser a gas (CO2, argon), laser allo stato solido (Neodiomio- Yag, alessandrite) laser a mezzo liquido (rodamina).
Un raggio laser di lunghezza d’onda definita che incida sulla superficie cutanea, nell’impatto trova differenti struttura che, per le loro caratteristiche possono condizionare le quote di assorbimento, riflessione e interazione con un determinate target. I target presenti nei tessuti umani sono rappresentati dall’acqua, melanina, emoglobina o carbossiemoglobina e, in percentuali diverse, emosiderina e pigmenti introdotti con mezzi fisici, ad esempio pigmenti per i tatuaggi.
L’applicazione delle tecnologie laser nella patologia dermatologica ed estetica ha rappresentato un vero passo avanti, perché non solo la precisione di taglio, ma anche la velocità riparativa di tessuti operati e ridotto edema post-operatorio rendono questa metodica preferibile rispetto alle tecniche tradizionali.
Il laser chirurgici sono di lunghezza d’onda meno numerose rispetto a quelle dei laser transdermici e, a differenza di quest’ultimi, non trovano un target specifico nei pigmenti o nell’emoglobina, ma interagiscono con l’acqua contenuta nei tessuti.
Il laser chirurgico per eccellenza è il laser a CO2 impiegato nella chirurgia asportativa dermatologica, nella laser terapia delle ulcere dei tessuti molli e della terapia antalgica e antiflogistica. Altri laser chirurgici più recenti trovano ulteriore impiego nel trattamento dell’insufficienza venosa degli arti inferiori o nel trattamento di microvarici reticolari, oltre che nella soluzione delle adiposità localizzate mediante laserlipolisi.
IMPIEGHI DELLA TERAPIA LASER:
- Chirurgia ablativa: asportazione di lesioni di natura virale su cute e mucose (verruche, mollusco contagioso, condilomi nelle regioni genitali) e di lesioni dermatologiche di tipo cheratosico e seborroico in vari distretti corporei.
- Chirurgia asportativa: asportazione di lesioni peduncolate o a base di impianto stretta, asportazione di lesion piatte (nevi, epiteliomi), asportazione di lesioni in fase evolutiva, anche in piani tissutali più profondi, come epiteliomi o spinaliomi.
- Laser resurfacing: metodica in uso già da svariati anni per il ringiovanimento del volto e per il miglioramento della cute nei portatori di cicatrici da acne. I risultati migliori si attengono soprattutto su pelli dal fototipo chiaro, con rughe evidenti nella regione peribuccale e perioculare o con cicatrici post acne profonde fino al derma papillare. Un effetto tensore generale sulla cute del viso sarà pertanto evidente già dalla prima seduta, con modificazione radicale delle rughe di espressione che risulteranno molto attenuate. I fototipi più scure sono quelli invece maggiormente esposti al rischio di sviluppare iper-pigmentazioni secondaria e pertanto andranno sottoposte ad un serrato follow-up. Nelle quattro settimane antecedenti l’intervento il paziente sarà sottoposta l’applicazione di una crema schiarente la sera per me per migliorare gli effetti dell’Asa stesso. Fondamentale per tutti pazienti è una protezione solare da utilizzare tutto l’anno, di base 50 SPF.
- Fototermolisi frazionale: da alcuni anni è stata perfezionata una tecnica alternativa alla dermoabrasione con CO2 ultra pulsato e con gli stessi campi di applicazione, ma con minore aggressività e con un decorso post trattamento più breve e meno complesso. Questa tecnica utilizza un manipolo in grado di erogare il raggio luminoso con una schema geometrica modificabile con alcune migliaia di aree di fotocoagulazione puntiforme sulla superficie trattata. Questo si traduce in rossore ed edema delle zone trattate, che regredisce nell’arco di pochi giorni. L’effetto è quello di attivare la nuova produzione di collagene e l’effetto generale è di migliorare lo stato di idratazione e di turgore dei tessuti. Le sedute di trattamento non richiedono alcuna anestesia e possono essere ripetute a distanza di alcuni mesi le une dalle altre.
- Laser vascolare: i laser di ultima generazione sono un efficacissimo trattamento nella patologia venulare, avendo come target la carbossiemoglobina, ma il loro effetto si esplica maggiormente per termicità. Tutti i laser vascolari possono essere utilizzati unicamente nel periodo invernale poiché la denaturazione della parete basale, la porpora e l’eritema che si generano dal trattamento stesso richiedono alcune settimane per il riassorbimento e, se impropriamente esposti alla luce solare, possono causare iperpigmentazioni transitorie e talvolta anche permanenti. Tra le sedute intercorrono circa quattro settimane, nel corso delle quali la cute deve essere idratata costantemente, con uso di creme apposite. Il numero delle sedute è indicativamente 2 per il trattamento della patologia vascolare del volto (couperose , rosacea), mentre, in assenza di insufficienza venosa degli arti inferiori, le sedute possono essere 4 o 5. Tra i laser che trovano impiego nella patologia vascolare includiamo i laser a diodi.
- Rimozione di pigmentazioni cutanee: l’azione dei laser utilizzati - cosiddetti Q- SWITCHED – è l’interazione con il target elettivo, la melanina e l’emosiderina contenuta nelle efelidi, nelle lentigo solari, nelle macchie caffè-latte e nei nevi di Becker. Oltre a questi sono ulteriore target di questi laser anche i pigmenti utilizzati per i tatuaggi.
- Lesioni cicatriziali: le cicatrici rappresentano per il medico e il chirurgo estetico uno dei campi di maggiore richiesta di intervento, poiché frequentemente le cicatrici di qualsiasi natura sono difficilmente camuffabili e creano disagio. Nella stragrande maggioranza dei casi è fondamentale informare il paziente che, trattandosi di una lesione con interruzione delle fibre fino al derma profondo, ossia di un’assenza reale di tessuto, salvo casi eccezionali, la cicatrice migliora ma non è destinata a sparire completamente. Le cicatrici si distinguono in cicatrici del volto e cicatrici del tronco e arti, cicatrici tipo trofiche ed ipertrofiche, distrofiche, tra cui vengono incluse anche le smagliature. L’approccio medico E tecnico utilizzato sarà differente, poiché differenti sono le caratteristiche del tessuto da trattare. La rimozione dello strato cicatriziale, in qualunque delle cicatrici suddette, comporta l’esposizione dell’area sottostante, che viene così stimolata a ricapitalizzare, partendo dal fondo, ricreando tessuto in maniera normale.